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Visualizzazione dei post da giugno, 2015

I dieci giorni che cambiarono il paese di Ilaria Romeo

Anche su Rassegna.it Video Il 14 maggio 1960 il Movimento sociale italiano ufficializza il suo sesto congresso per il 2 luglio a Genova, città medaglia d’oro alla Resistenza. Gli ex partigiani, appoggiati dalla popolazione e dalla nutrita comunità dei portuali, iniziano a picchettare ogni angolo del capoluogo ligure; i sindacati di categoria fanno la voce grossa con il governo: quel congresso a Genova non si deve tenere, a qualunque costo. Dopo due cortei, il primo svoltosi il 25 giugno, e il secondo, il 28 giugno, concluso con un  comizio di Sandro Pertini , il 30 giugno la Camera del lavoro proclama lo sciopero generale. Un lungo corteo si dipana per le vie cittadine. Risalendo dal porto migliaia di cittadini, in massima parte di giovane età (i cosiddetti ragazzi dalle magliette a strisce) si riversano per le strade del capoluogo. Alla testa della manifestazione, gli operai metalmeccanici e i portuali, ad aprire il corteo i comandanti partigiani. Davanti al

La Cgil nel novecento - Newsletter giugno 2015

Il 31 maggio 1996 moriva a Roma Luciano Lama, segretario della Cgil dal 1970 al 1986. Lo abbiamo ricordato attraverso i documenti dell’Archivio storico CGIL nazionale ed attraverso le pagine inedite del diario personale di Rinaldo Scheda  (anche su Rassegna.it ); nella ricorrenza dell’anniversario della sua uccisione a La Storta abbiamo commemorato la figura di Bruno Buozzi attraverso le parole ed i ricordi di Giuseppe Di Vittorio (anche su Rassegna.it ); approfittando della ricorrenza della data dell’assassinio dei fratelli Rosselli abbiamo pubblicato un interessante e a tratti divertente carteggio sul tema tra Gaetano Salvemini e Giuseppe Di Vittorio ; nella ricorrenza dell’anniversario della sua morte abbiamo ricordato Enrico Berlinguer attraverso le parole di Luciano Lama ; abbiamo raccontato l’addio di Bruno Trentin alla Cgil nel giugno 1994 attraverso le sue stesse, commoventi, parole. Il 16 giugno del 1944,

Tra le carte dei segretari

La pubblicazione degli inventari dei fondi personali dei segretari generali della Cgil ( I Segretari della Cgil da Luciano Lama a Bruno Trentin ) si inserisce all’interno di un lavoro più ampio dedicato alla sistemazione delle carte d’archivio della Confederazione.  Esso rappresenta, infatti, la quarta tappa di un importante progetto che seguendo un criterio cronologico ha preso avvio con la pubblicazione delle carte della Segreteria di Giuseppe Di Vittorio (1944-1957) ed è poi proseguito con la stampa dell’inventario delle carte della Segreteria dei suoi successori Agostino Novella (1958-1969) e Luciano Lama (1970-1986) . Buon anno a tutti voi, fratelli lavoratori d’Italia! Il Primo maggio di Giuseppe Di Vittorio Lo Statuto dei diritti dei cittadini lavoratori di Giuseppe Di Vittorio Lettere scarlatte. Un manifesto. I fratelli Rosselli, Di Vittorio, Salvemini Di Vittorio e la cultura Bruno Buozzi nei ricordi di Giuseppe Di Vittorio Giuseppe Di Vittorio: la voce d

16 giugno 1944, una tragedia operaia nella Resistenza

Il  16 g iugno   del   1944 , 1.488 operai genovesi furono deportati a Mauthausen. Ricordiamo questo triste anniversario attraverso la ripubblicazione del diario inedito di Franco Antolini . Dopo l’8 settembre 1943, Antolini è tra gli animatori della Resistenza in Liguria. Membro del Comando militare regionale, il 18 marzo 1944, finisce nelle mani delle SS. Tre mesi di carcere e di stringenti interrogatori non bastano a strappargli nomi o indicazioni; così i tedeschi lo deportano nel campo di eliminazione di Mauthausen. L’Archivio storico CGIL nazionale conserva il documento, inedito, “I primi giorni della Resistenza a Genova (settembre - dicembre 1943). Pagine di un diario non scritto”: 21 pagine manoscritte attraverso le quali Antolini racconta, giorno per giorno, la vita in montagna sua e dei suoi compagni. I primi giorni della Resistenza a Genova (settembre - dicembre 1943) Pagine di un diario non scritto 11 settembre 1943 I tedeschi

La questione morale. Enrico Berlinguer nei ricordi di Luciano Lama

“Credo che la caratteristica dominante della sua personalità fosse una concezione morale molto alta della vita, ivi compresa quella politica. Aveva spiccato il senso del dovere che riguarda anche il militante di partito, l’uomo pubblico. Sentiva che la funzione di un uomo pubblico carico di tante responsabilità politiche deve accoppiarsi al senso morale della vita privata e pubblica, che purtroppo oggi non è molto frequente. Tutto questo spiega il suo impegno nel tenere alta nel partito e in Italia la cosiddetta questione morale. Era, poi, un uomo che credeva molto nelle sue idee, si batteva con durezza, era in certi momenti testardo, cocciuto. Però non era uno che in nome della propria verità rifiutava a priori il confronto e lo scontro. Era un vero democratico. […] Non era burocratico. Non vietava la discussione, non la rifiutava, né la impediva. Non ho mai sentito sollevare questioni in termini disciplinari da Berlinguer. Magari condanne politiche, anche dure, ma sempre sul terren

Lettere scarlatte. Un manifesto. I fratelli Rosselli, Di Vittorio, Salvemini

Il 9 giugno 1937 Carlo e Nello Rosselli cadono vittime, in Francia, di un agguato fascista. Diciotto anni più tardi, il 2 novembre 1955, Firenze viene stata tappezzata durante la notte da provocatori manifesti attraverso i quali si accusa Di Vittorio di essere stato il mandante dell’assassinio. Della vasta riprovazione suscitata dal volgare attacco al segretario confederale si fa interprete Gaetano Salvemini con una lettera sul «Mondo»: «Quel giornale murale - scrive Salvemini, fra l’altro professore di Nello a Firenze - è stato affisso dopo aver ottenuto il visto del signor questore di Firenze. Io presento ora al signor questore la seguente rispettosa domanda: se dei comunisti gli chiedessero il visto per un giornale murale in cui fosse affermato che Cesare Battisti fu impiccato da un boia che si chiamava Alcide De Gasperi… il sullodato signor questore darebbe l’autorizzazione? Ebbene, il comunista Di Vittorio non ha diritto di essere rispettato nel suo onore non meno d

Bruno Buozzi nei ricordi di Giuseppe Di Vittorio

Il 13 aprile 1944 Bruno Buozzi viene fermato per accertamenti dalla polizia fascista e condotto in via Tasso. Il CLN di Roma tenta a più riprese, ma senza successo, di organizzarne l’evasione e il 1° giugno, quando gli americani sono ormai alle porte della Capitale, il nome di Buozzi viene incluso dalla polizia tedesca in un elenco di 160 prigionieri destinati ad essere evacuati da Roma. La sera del 3 giugno, con altri 13 compagni, Buozzi è caricato su un camion tedesco. Il giorno seguente - sembra per ordine del capitano delle SS Erich Priebke - viene trucidato con tutti i suoi compagni. Così, ad un anno esatto dall’accaduto Giuseppe Di Vittorio ricorda su «Il Lavoro» il compagno ed amico: “Nessun lavoratore italiano che abbia conosciuto Bruno Buozzi potrebbe ricordare il suo martirio senza sentirne un profondo dolore. Bruno Buozzi è stato uno dei dirigenti sindacali fra i più amati dal proletariato, perché Egli fu il tipo più completo dell’organizzatore che abbia prodo